Io porto un nome con un significato interessante, che, forse, mi ha condotto ad avere una reazione interessante, da rivoluzionario, da uomo che porta tutto sulle proprie spalle e cammina verso il suo destino. Il mio destino l’ho trovato nel mio nome.
La radice del termine è ja-ha-da che vuol dire letteralmente “fare uno sforzo“1. Il primo ambito è quello dell’individuo. Ogni essere umano sente in sé delle forze che si potrebbero definire negative come la violenza, la collera, la cupidigia, ecc. Lo sforzo che egli compie per lottare contro queste forze si chiama jihad, chiamato comunemente jihad an-nafs, lo “sforzo dell’essere”, è al centro della spiritualità islamica perché rappresenta lo sforzo continuo che ciascuno deve fare per dominare il proprio essere, per donargli accesso alla sfera superiore dell’umano che cerca Dio con la costante preoccupazione della dignità e dell’equilibrio. Il jihad nel senso dell’impegno in guerra e che in questo caso particolare si chiama al-qital. Proprio come un essere fa lo sforzo e resiste alle tentazioni di violenza e di collera, allo stesso modo una comunità umana deve resistere agli atti di aggressione dei quali essa potrebbe essere oggetto.
1 Vedi http://www.arabcomint.com/jihad.htm.